03 ottobre 2010

Vince Gomez su Jimenez. La prima sconfitta di Zapatero


Ha votato il 73% degli iscritti del PSOE  di Madrid (PSM), una percentuale che la Spagna raggiunge difficilmente persino alle elezioni generali. E la vittoria del Segretario di Madrid, nato in Olanda e arrivato bambino in Spagna, è netta e chiarissima. I militanti hanno premiato l'uomo che si è impegnato sul territorio per ricostruire l'immagine del PSOE locale, che ha visitato le sezioni della regione e che, dicono i socialisti madrileni in questi giorni, "non ha mai detto di no a un militante che voleva incontrarlo". Non è conosciuto e non ha la popolarità necessaria per sfidare Esperanza Aguirre, la presidente conservatrice della Comunidad de Madrid, sostenevano i vertici del PSOE per convincerlo a farsi da parte. E in questa richiesta c'è lo iato tra la base e l'establishment: i socialisti di Madrid conoscono il loro Segretario, sanno cosa ha fatto e sta facendo sul territorio e hanno rifiutato l'idea che l'immagine sia più importante dei contenuti e che le tattiche contino più della politica. Dai militanti socialisti madrileni questa notte arriva un bel messaggio per tutte le sinistre europee. Che sappiano poi coglierlo è tutto un altro discorso.(la prima sconfitta di Zapatero - di Rotta a SudOvest)


di Guido Rampoldi (Repubblica.it)

La crisi economica e il piano per combatterla fanno precipitare la popolarità del leader. E la base socialista si ribella. Nelle primarie del Psoe a Madrid ha vinto lo sfidante della candidata imposta dal premier

Liberarsi di Josè Luis Rodriguez Zapatero? L'ipotesi che ancora un anno fa nessun quadro socialista avrebbe osato discutere è diventata tanto reale da trasformare un evento in apparenza minore, le primarie del Psoe a Madrid, in una sorta di referendum sul premier spagnolo. Formalmente 18mila iscritti ieri dovevano decidere il candidato nelle elezioni locali del prossimo maggio.
Ma dei due sfidanti, l'una, Trini Jimenez, era stata imposta dal primo ministro; e perciò l'altro, il quarantenne Tomas Gomez, aveva incassato l'appoggio dei non pochi che adesso vorrebbero impedire a Zapatero di guidare il partito nelle politiche previste tra 18 mesi. Contro ogni pronostico ha vinto Gomez. E così ha ribaltato lo schema che dieci anni fa consegnò il Psoe a Zapatero. All'epoca era quest'ultimo il Ragazzo della Provvidenza, il giovane spigliato cui la base si affidava perché mandasse a casa un apparato opaco, trascinasse alla vittoria un partito depresso e gli indicasse il futuro. Ieri quel ruolo era di Gomez, e Zapatero doveva temere che anche i militanti comincino a vederlo fiacco e perdente, così come ormai pare considerarlo l'elettorato socialista. 

Secondo un sondaggio diffuso ieri dal quotidiano El Pais, in capo a pochi mesi gli elettori del Psoe cui Zapatero ispira "poca" o "nessuna fiducia" sono diventati il 69%; gli spagnoli che disapprovano l'operato del suo governo il 75%. Nelle intenzioni di voto il Psoe è precipitato al 28.5%, 15 punti sotto la quota raggiunta nelle elezioni del 2008 e 14,5 sotto la percentuale attribuita dal sondaggio ai conservatori del Partido popular. Che la Spagna democratica ricordi, mai declino d'un primo ministro è stato così precipitoso. E mai così pericolante l'ultima sinistra al governo nell'Europa maggiore.

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