15 luglio 2013

Tangenti, scoop e minacce, l'inizio della fine di Rajoy


Le mite estate spagnola, sembra non esistere per il Mariano Rajoy primo ministro spagnolo e leader  del Partito Popolare. Il verano di Mariano, è molto caldo, e le temperature ogni giorno aumentano tanto che l’emergenza incendi dai boschi delle assolate terre iberiche  si è spostata nella madrilena calle Genova, sede del PP, dove l’aria, per Rajoy e il gruppo dirigente del partito che guida il governo spagnolo inizia a farsi davvero irrespirabile.


Questo 2013 iniziato male, con la pubblicazione da parte del quotidiano El Pais delle copie dei documenti che dimostrano un articolato e minuzioso sistema di tangenti e finanziamenti illegali al partito, sta continuando peggio.
Negli appunti, si possono leggere commissioni e pagamenti extra per Rajoy accusato di aver intascato circa 25.000 euro quando era ministro del governo di Aznar e di aver ricevuto uno stipendio extra in contanti dal 2008 al 2010, abiti confezionati su misura per alt(r)i dirigenti, baroni locali che ricevevano donazioni da parte di imprenditori in cambio di appalti, ai quali vanno aggiunti, pagamenti in nero a ministri e dirigenti, il tutto segnato accuratamente dal ex tesoriere Luis Barcenas.
Nel gennaio di quest’anno sembrava poco più di un pettegolezzo sbattuto in prima pagina, ma oggi è lo stesso Barcenas ad ammettere che quelli pubblicati da El Pais erano parte del suo archivio riguardante la documentazione del finanziamento illegale del PP.

Va ricordato che all’epoca a negare, prima l’esistenza e poi l’autenticità degli appunti resi pubblici non fu solo lo stesso Barcenas, ma con lui tutto tutto il partito popolare. Parlava così a gennaio la segretaria generale Maria Dolores de Cospedal: “La contabilità del partito è una sola, chiara, trasparente e sotto il controllo della Corte dei Conti”.

Ma la reazione degli spagnoli non tardò ad arrivare. I cittadini già provati dalla crisi economica e da un cambio politico che con l’avvento dei Popolari al governo non ha migliorato lo stato delle cose, diedero il via a un susseguirsi si manifestazioni di protesta, in piazza contro i tagli allo stato sociale e di fronte alla sede del partito di Rajoy, chiedendo a gran voce le sue dimissioni.
Il leitmotiv per il gruppo dirigente del PP era uno solo, negare. Anche Rajoy ha sempre negato: “E’ falso, totalmente falso, non ho mai ricevuto denaro in nero né nel partito nè altrove”.

A chiedere le dimissioni di Rajoy, da giorni, forse poteva/doveva farlo prima, è anche il partito socialista che spinge il primo ministro a riferire d’urgenza in Parlamento sulle accuse di finanziamenti illeciti al suo partito.

Ho chiesto al primo ministro di lasciare il posto a un altro – dice il segretario del PSOE Alfredo Perez Rubalcaba. Ritengo che con me sia anche la maggioranza degli spagnoli a chiederlo”.

Sei mesi dopo la pubblicazione su El Pais, il 27 giugno è El Mundo a riaccendere le luci sullo scandalo tangenti, da quasi un mese la credibilità finanziaria e ovviamente politica del primo partito di Spagna è il carburante dell’informazione iberica, l’oramai ex tesoriere Barcenas viene arrestato con l’accusa di riciclaggio e frode fiscale nell’ambito di un’altra inchiesta. Il giorno prima rilascia un’intervista a El Mundo in cui rivela di essere in possesso di documenti che farebbero cadere il governo Rajoy. E così martedì scorso lo storico quotidiano legato al centro destra spagnolo, seguendo lo tsunami innescato dal concorrente El Pais,  pubblica le carte originali dei pagamenti in nero ai vertici del partito, 18 anni di tangenti, 14 pagine di tangenti, da oggi consultabili online. http://elpais.com/especiales/2013/caso_barcenas/todos_los_papeles.html
Intanto, stamane ancora El Mundo ha parlato anche di un presunto avvertimento che il Partido popular spagnolo avrebbe fatto pervenire in carcere a Barcenas alcuni giorni fa, proprio in vista dell’interrogatorio di oggi davanti al giudice Pablo Ruz. “Se parli tua moglie andra’ in galera, se invece stai zitto Alberto Ruiz Gallardon (ministro della Giustizia, ndr) sara’ rimosso dall’incarico”, recita – secondo quanto scrive il quotidiano – il messaggio recapitato all’ex tesoriere.

L’autore della minaccia sarebbe Javier Iglesias Redondo, difensore di Alvaro Lapuerta, predecessore di Barcenas. Anche Lapuerta e’ indagato nell’inchiesta Gurtel su tangenti, fondi neri e contabilita’ parallela del Pp, mentre la moglie di Barcenas, Rosalia Iglesias, e’ indagata in un’altra inchiesta sul marito per riciclaggio di denaro.

Nessun commento: