1.200 persone si sono date appuntamento al teatro Caupolicán nel
centro di Santiago del Cile per celebrare il dittatore Augusto
Pinochet, rispondendo all’invito dell’associazione Once de
septiembre (11 settembre data in cui il colpo di Stato del
generale portò alla fine del governo socialista eletto e alla
morte di Salvador Allende) che per l’occasione aveva programmato la proiezione del docufilm "Pinochet".
Documentario sulla vita del dittatore cileno girato per raccontare
“la verità” su quello che l’associazione Once de septiembre
considera il miglior presidente della storia del Paese.
Augusto Pinochet, morto da più di cinque anni, vive e divide le anime politiche del Cile. La destra nazionale ha innescato una consolidata operazione di revisionismo sulla figura e il ruolo politico di Pinochet che ieri è, senza troppe sorprese, sfociata in un atto commemorativo.
Fuori dal teatro Caupolicán, che ha registrato un tutto esaurito, ad attendere gli spettatori a fine proiezione sono scese in strada il doppio delle persone che stavano all'interno organizzate da associazioni per i diritti umani e dai partiti di sinistra.
“Hanno violato diritti umani e questo è quello che succede oggi. Reprimono le nostre proteste, tradiscono il loro Paese. I responsabili di un genocidio sono nel teatro Caupolican” il grido dalla piazza di Lorena Pizarro, presidente dell’organizzazione dei parenti dei desaparecidos.
Diversi gli arresti della polizia schierata fuori dal teatro in
assetto antisommossa, i dati ufficiali parlano di 25 fermati e 16 feriti
tra i manifestanti.
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