Se il discorso di presentazione fu per Zapatero la chiave per la sua straordinaria vittoria al 35° Congresso del PSOE, quello di Carme Chacón quarantenne catalana aspirante leader dei socialisti spagnoli, undici anni dopo, è stato fondamentale per la sua sconfitta come candidata al 38° Congresso, quello della Respuesta Socialista.
Dopo il discorso fermo e solido di Alfredo Perez Rubalcaba, sull’eredità socialista da Pablo Iglesias a Zapatero alle bordate contro la Santa Sede, a prendere parola è Carme Chacón, poche frasi per prendere la mira al cuore ed entusiasmare la platea, per accendere l’entusiasmo dei militanti. Un discorso anche il suo socialdemocratico e coerente, un grido di coesione e coerenza dopo i primi fragorosi applausi, molti hanno seguito il discorso in piedi, un entusiasmo vero e passionale quello innescato della Chacón un discorso da atto elettorale, che l’ha portata a strafare, polarizzando verso Rubalcaba i voti dei delegati indecisi ma che avrebbe attirato gli elettori.
Con una differenza risicata di preferenze Rubalcaba 487 , Chacón 465 (bianche 2, una sola nulla) il PSOE ha deciso di non correre rischi, scegliendo di puntare sul sicuro contro una speranza di costruttiva “rottura”. I 956 delegati socialisti hanno optato per l'esperienza e la professionalità, di fronte alla promessa, così il PSOE che si è riunito a Siviglia dal 3 al 5 febbraio ha dato la vittoria al sessantenne cantabro Alfredo Perez Rubalcaba per tornare ai gloriosi anni ’80, unica via di cambiamento di fronte alla scelta di fare un passo deciso del futuro.
Per il postZapatero ha prevalso la nostalgia dell’epoca preZapatero. Rubalcaba il “numero due”, per la prima volta nella sua vita, più di metà dedicata al PSOE, è da oggi il numero uno. Non più portavoce di Felipe Gonzalez, ne vicepresidente e ministro dell’interno di Zapatero capace di sconfiggere l’ETA , ne candidato naturale del suo partito (abortendo la candidatura della stessa Chacón) nelle terribili elezioni anticipate del 20 novembre scorso.
Sicuramente Carme Chacón e i suoi sostenitori sono rimasti coinvolti in un miraggio frutto dell’entusiasmo e della voglia di affermarsi su uno stile che nelle ultime due tornate elettorali ha portato solo a rovinose sconfitte, scontratosi con l’analisi razionale, la situazione interna del partito e il potere dell’apparato politico del suo avversario.
La vittoria della Chacón sarebbe stata una rivoluzione interna troppo grande per un PSOE in queste condizioni.
Il partito che esce dal 38 Congresso è un PSOE inevitabilmente spaccato in due, almeno a caldo dello scrutinio dei voti, Rubalcaba non è un leader alla Zapatero, manca del carisma capace di svegliare entusiasmo negli spagnoli, negli spagnoli di sinistra riversati in altri partiti e nei socialisti senza tessera del PSOE.
È presto per sapere se il conclave di Siviglia sarà quello capace di imporre una nuova forma al PSOE d’opposizione al governo del PP di Rajoy, o se ci sarà un nuovo scontro al momento di scegliere o convocare le tanto annunciate (dalla Chacón) primarie per la nomina del prossimo candidato alla Presidenza del Governo. Nessuno, a poche ore dalla meritata vittoria di Rubalcaba, saprà come evolveranno le spaccature tra Rubalcabiani e Chaconisti e le ferite aperte nei mesi di una debole campagna precongressuale, focalizzata su due programmi simili inversamente proporzionali alle differenze, senza soffermarsi al genere di appartenenza, tra i due candidati.
Il 25 marzo, è a un giro di pagina di calendario, data decisiva per le elezioni nel Principato delle Asturie crollato dopo sei mesi di gestione autonomicocentrista e soprattutto per quelle andaluse bastione storicamente socialista, ma questo Rubalcaba neosegretario generale sembra programmato per sopravvivere con esperienza alle sconfitte annunciate.
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