Il buon esempio, come quasi sempre accade, viene dall'estero. Se i politici italiani sono nell'occhio del ciclone per aver lanciato una manovra economica che attinge alle tasche dei cittadini più che alle loro, in Spagna è stata avviata la ristrutturazione delle autonomie locali. Così come promesso durante le amministrative del ventidue maggio scorso, i governi regionali delle autonomie spagnole hanno dato il via a massicci tagli alle spesa pubblica, partendo dalla riduzione del numero dei consiglieri e delle alte cariche. L'esecutivo delle Asturie ha eliminato cinquanta politici, annunciando la soppressione di ulteriori 200 posti nelle sfere dirigenti. Allo stesso modo, il gabinetto delle Baleari ha fatto sapere che gli assessorati saranno tagliati del cinquanta per cento, in previsione di un risparmio di 26 milioni di euro in stipendi e strutture amministrative. In Castilla y Leon, il leader Juan Vincente Herrera ha dichiarato che ridurrà le spese pubbliche di 4.2 milioni di euro.
Austerità e controllo del debito sono da tempo le linee maestre anche dell'amministrazione madrilena, passata in tre anni da 15 a otto consiglieri e orientata, secondo le previsioni del governatore, Esperanza Aguirre, a un risparmio di un miliardo e 730 milioni di euro.
I tagli dimostrano come l'austerity sulla politica non sia solo simbolica, ma consistente e necessaria. La riduzione degli sprechi è stata al primo posto in tutti i discorsi di investitura dei politici neo-eletti e di quelli confermati. Molti, in Spagna, hanno inaugurato il proprio governo in regione promettendo tagli al personale, a volte però senza quantificare l'entità dei risparmi sul budget.
Luca Galassi
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