Michele Ainis, «Se in Italia l’etica trova udienza solo in tribunale», Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2010, p. 13:
I paladini della legge 40 a suo tempo avevano obiettato che c’è un diritto più forte di quello dei genitori: il diritto dei bambini, il diritto alla loro identità biologica. Se nasci da padre sconosciuto, non saprai mai chi sei. Si dà il caso tuttavia che il nostro ordinamento già prevede l’adozione, dove s’affaccia il medesimo problema. Che in secondo luogo non è impossibile garantire (a certe condizioni) il diritto all’informazione del bambino, consentendogli di rompere il segreto sul suo genitore naturale. Che in terzo luogo la famiglia – come ciascuno sa per esperienza personale – è intessuta d’affetti, non di cromosomi. E c’è infine un paradosso, cui probabilmente il legislatore italiano non ha fatto caso, mentre scriveva la sua legge con la penna dei filosofi o dei predicatori: in Italia, per tutelare il nascituro, gli impediamo di nascere.
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