Così è la Spagna (anche se non vi pare)
Ci sarà un momento in cui finiranno le cattive notizie per l'economia spagnola? Apri i giornali e senti il clima di assedio a cui si sente sottoposto il Paese. "Davos contro la Spagna. La stampa anglo-sassone contro la Spagna. Alcuni Paesi, anche della zona euro, contro la Spagna e le sue banche" esordiva ieri El Pais, a riassumere il clima. Abituata ad anni di elogi per il suo miracolo economico, e incurante del fatto di essere un piccolo gigante dai piedi di argilla (mattone e turismo non possono essere le basi dell'economia), la Spagna si trova sul banco degli imputati, negli scomodi panni della grande malata d'Europa e non è disposta a starci. Da giorni gli economisti anglosassoni la considerano un pericolo per la zona euro, a causa del suo debito e delle sue difficoltà con i parametri di Maastricht e sulla stessa stampa spagnola si discute se l'uscita dall'euro può essere una soluzione o se l'euro potrebbe davvero morire per colpa della Spagna e della Grecia.
Poi arrivano i dati economici. Che se possono essere pessimi, non ci impiegano niente. Ieri abbiamo scoperto che nel 2049, la popolazione con più di 64 anni costituirà il 31,9% del totale, ossia, un terzo degli spagnoli sarà in pensione; aggiungendo a questa cifra quella dei bambini e degli adolescenti, si conclude che tra trent'anni la metà degli spagnoli non sarà in grado di lavorare e dovrà essere mantenuta dall'altra metà. Il dramma di questa tendenza? Che solo l'anno scorso i minori di 16 anni e i maggiori di 64 costituivano il 30% della popolazione. L'invecchiamento porta con sé conseguenze sociali immaginabili e, come dicevano ieri al telediario di TVE1 un paio di ragazzi, "senza gli immigrati non potremmo farcela a mantenere il nostro stile di vita" (aumenterà la criminalità anche in Spagna richiamando più immigrati? ché a proposito, ieri un lettore di El Mundo commentava: "E' vero, più immigrati più criminalità: l'ultimo arrestato è stato un pericoloso mafioso italiano"). Dal 2020 la popolazione spagnola inizierà a diminuire:e lo farà fino al 2048 per la diminuzione delle donne in età fertile, che corrisponde alla crisi della natalità degli anni 80, quando la Spagna fu, con l'Italia, il Paese europeo in cui si facevano meno figli. La speranza di vita invece aumenterà fino ai 90 anni per le donne e a 84 per gli uomini, con un incremento di 6,5 e 5,8 anni, rispettivamente.
Il tempo di diffondere questi dati e José Luis Rodriguez Zapatero appare a Davos, sottoposto al fuoco di fila di domande dell'elite mondiale. Con lui il presidente della Lettonia Valdis Zatlerse il premier greco George Papandreu, ossia i leader del Paese con la peggiore crisi d'Europa e di quello più indebitato. Se pensiamo che la Spagna si sentiva fino a un paio di anni fa in grado di sedersi al tavolo dei grandi d'Europa da pari a pari, grazie ai suoi enormi progressi sociali ed economici, si avverte il peso della caduta. Lo Zapatero che si è presentato a Davos non era però un uomo sconfitto.Come un Obama latino ha fatto capire ai presenti che anche lui non si arrende e, soprattutto, non ci sta a vedere il proprio Paese descritto come il grande problema d'Europa. Il deficit pubblico è aumentato fino a sembrare fuori controllo? La Spagna è "un Paese serio che ha sempre rispettato i suoi impegni", pertanto il premier ha assicurato che tornerà ad avere un deficit del 3% entro il 2013, come promesso. Per questo il Governo lancerà un piano di austerità da 50 miliardi di euro, con tagli vari alle spese correnti e agli investimenti pubblici. Ma le descrizioni della Spagna fatte dai media stranieri non piacciono al premier, che ha chiarito: "Il debito spagnolo è 20 punti sotto quello della media europea, 52% del PIL contro il 70% della UE, e il Tesoro dedica il 5% delle entrate al pagamento del debito, meno della Francia e della Germania". E non ha tralasciato una frecciata: "Rispetteremo le promesse, nonostante le voci critiche, che sono le stesse a cui non è mai piaciuto l'euro". E ancora, mettendo i puntini sulle i: "E' choccante che da Paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito o la Germania si parli del sistema finanziario spagnolo, quando bisognerebbe risaltare la forza e la resistenza che ha mostrato durante la crisi. La Spagna è uno dei pochi Paesi in cui la crisi non ha supposto il fallimento di nessuna banca. Addirittura il Santander è stato chiamato nel Regno Unito a farsi in certa misura carico del sistema finanziario".
Alle critiche del FMI, che qualche giorno a assicurava che la Spagna sarà l'unica grande economia che chiuderà il 2010 in recessione, il premier ha risposto: "La Spagna deve guadagnare competitività. Per questo abbiamo raddoppiato gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. Ma alcuni sembrano dimenticare che abbiamo già iniziato a guadagnare quote sui mercati intenzionali negli ultimi due trimestri. E che siamo tra i primi sette Paesi del mondo per investimento straniero e per investimento all'estero". Infine la frecciata che pare essere piaciuta su Internet: "L'Unione Europea non rinuncerà al suo modello di protezione sociale: bisogna aumentare la competitività, ma non abbassando la protezione sociale". Un'ossessione, questa sua di non abbandonare gli ultimi, che ieri ha dato fiato su Internet ai rancori spagnoli contro gli anglosassoni; il modello neocon ha fallito e non ha alcuna autorità per imporre alla Spagna i suoi criteri o gli anglosassoni hanno imposto il loro modello al mondo e adesso che hanno fallito se la prendono con chi non li ha seguiti, scrivevano ieri sui forum, commentando lo Zapatero combattivo visto a Davos. Sicuro e determinato come non si vedeva da tempo.
Intanto i telegiornali diffondevano le prime anticipazioni sulla riforma delle pensioni che dovrà far fronte all'invecchiamento della popolazione e che, gradualmente, manderà tutti in pensione a 67 anni, dal 2049; i sindacati non ci stanno, ma l'opinione pubblica appare più aperta, o forse più rassegnata all'ipotesi. E stamattina il nuovo dato: nel 2009 la disoccupazione è aumentata di 1,1 milioni di persone, arrivando a 4.326.500 persone in totale, per una percentuale del 18,83% della popolazione attiva, cinque punti in più rispetto al 2008. E' il tasso di disoccupazione più alto dal primo trimestre 1998 ed è il numero totale di disoccupati più alto mai registrato da quando si elabora l'Inchiesta sulla Popolazione Attiva. Orgogliosa e ribelle, sarcastica e sognatrice, tra mito e realtà, asi es España.
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