"La crisi economica e sociale che ha colpito l’Europa si è tradotta in un grave depotenziamento dei diritti e delle libertà delle donne. Il frutto di tante battaglie per l’uguaglianza sostanziale sul lavoro, nell’istruzione, nelle scelte procreative e di vita rischiano di andare vanificate dalle politiche restrittive che tanti Stati stanno operando in materia economica, sociale, di libertà e cittadinanza.Insistere nel rilanciare tali politiche singolarmente e separatamente nei singoli Stati membri rischia di essere frustrante e poco efficace in termini di risultati: così dimostra l’esperienza degli ultimi anni in molti Stai membri. E’ necessario spostare, allora, il campo d’azione per il rilancio delle politiche di genere dal livello interno al livello sovranazionale e utilizzare direttamente i nuovi strumenti di politica sociale europea che ha introdotto il Trattato di Lisbona. Il nuovo Parlamento europeo, dopo l’entrata in vigore del Trattato, ha nuove e maggiori competenze in materia di diritti civili e sociali. Le battaglie in materia di parità sul lavoro, sulla condivisione delle responsabilità familiari, sulla libertà di procreazione e di disposizione del proprio corpo, condotte unitariamente e solidalmente dalle donne socialiste europee nel Parlamento europeo, tramite la proposizione condivisa di Risoluzioni generalmente vincolanti, possono contribuire in modo decisivo a fondare una cittadinanza sociale comune ed un uguale livello di tutela di tali diritti per tutte le donne europee. A tal fine proponiamo la creazione di un gruppo europeo di giuriste e avvocate socialiste che lavori alla elaborazione di tali proposte normative, nonché anche a livello delle Corti Europee, per stimolare l’affermazione di una giurisprudenza più coraggiosa in materia di uguaglianza sostanziale e tutela delle libertà di genere. Occorre rilanciare, ancora, e con più forza la centralità delle politiche di uguaglianza come politiche delle donne socialiste, ma come snodo centrale dell’azione politica di tutti I partiti socialisti europei. Si tratta di conquiste necessarie, anzi cruciali, ai fini dell’evoluzione in senso ‘sostanzialmente democratico’ del modello sociale che vogliamo costruire per il nostro futuro. E’ l’obiettivo a cui tutti aspiriamo: maggiore giustizia e stabilità sociale, maggiore sicurezza, libertà e dignità per tutti, donne, uomini, giovani, lavoratori, disoccupati. Per questo i Socialisti devono farne da subito delle politiche prioritarie nelle loro agende politiche europee e nazionali. L’Europa che uscirà fuori dalla crisi non potrà essere la stessa che ha subito passivamente la crisi lasciando che si abbattesse drammaticamente sulle condizioni di vita delle donne, dei giovani e dei soggetti più deboli. Solo una forte protezione a livello europeo dell’uguaglianza e della libertà delle donne, al pari degli altri cittadini potrà evitare in futuro il ripetersi di così gravi mortificazioni dei loro diritti. Dobbiamo lavorare, quindi, non solo per il presente, ma anche in un’ottica futura, per tramandare alle generazioni che verranno un nuovo concetto di libertà, una effettiva garanzia di uguaglianza, da proteggersi definitivamente come diritti inviolabili e non come eventualità economicamente o politicamente condizionate dal rispetto dei governi alle conquiste di civiltà giuridica e democratica degli ultimi decenni in materia di parità di genere."
La proposta, presentata da Anna Falcone, Responsabile Nazionale Pari Opportunità del Partito Socialista Italiano, è stata accolta unanimemente e con entusiasmo dall'assemblea delle donne socialiste europee.
La sua attuazione, a partire dalla creazione di un gruppo europeo di giuriste e avvocate che lavoreranno al proposte normative indicate, sarà oggetto del prossimo Statutory Meeting del PES Woman in programma per febbraio-marzo 2010.
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