12 luglio 2009

...lo abbiamo perso... (2)

Pallone in laguna: tra pianti e opportunità

di Franco Bacciolo (Dir. Vesport)

Semplificare, banalizzare e “qualunquisticizzare” sembra essere esercizio primario in queste ultime ore attorno alla salma.
Qualcuno osa sperare perfino che l’ultimo respiro non sia ancora avvenuto.
Ma adesso che quei baldi giovani (giovani che venerdì si sono presentati, tutti, per l’ultima beffa dei pagamenti stipendi mai avvenuti) se ne sono andati il Tronchetto è rimasto vuoto e solo, il Penzo è rimasto vuoto e solo, il Taliercio è rimasto vuoto e solo.
Oltre una mezza dozzina di impiegati lunedì non sa se dovrà presentarsi al lavoro o attendere che qualcuno dica (se mai qualcuno lo dirà) che è meglio se ne stia a casa.
E il padrone “zero tituli”?
Mai visto! Non ha ne faccia, né voce, né monetine in tasca (perché oltre ai titoli intrasformabili, sembra non avere nemmeno mezzo euro per prendere il traghetto/gondola) dato che, dopo aver comprato il Calcio Venezia in cambio di qualche foglio di carta intestata, non ha avuto nemmeno il buongusto di restituire quei 21.500 euro che il Sindaco e i suoi amici hanno tirato fuori per pagare le tasse di iscrizione.
Continua a fare (o non fare) tutto Arrigo Poletti. Ma che c’entra? Non ha ceduto la Società a Golban a fine giugno?
In tutto questo groviglio di comportamenti esemplari c’è un solo fatto certo: il cadavere arancioverde avvolto del nero funebre è ancora lì, per terra.
Ci sono tante mani pietose che vorrebbero raccoglierlo. Ma non si può e non si deve, non perché manchino gli esiti dell’autopsia (ormai interessa molto poco), quanto manca da costruire la cellula da mettere in provetta e che deve caratterizzare i geni del neonato che entro una decina di giorni deve vedere la luce.
Una luce che, in ogni caso, sarà fioca. Senza riflettori e raggi laser. Campionati dilettanti, dove si gioca per diletto, come tra amici che vanno al campo a sfidarsi a calcetto.
Ma non è propriamente così.
Già il Sindaco Cacciari ha anticipato alcuni contenuti di base della sua conferenza stampa di domani in Municipio: chi sarà disposto a prendersi il nuovo sodalizio, che chiederà l’iscrizione tra i Dilettanti, dovrà avere una faccia nota e spendibile, obiettivi e comportamenti seri, avere competenza, professionalità, capacità aziendalistica e disponibilità finanziaria adeguata (non si accettano titoli inconvertibili).
Nella speranza che personaggi di tale levatura (non importa se le dimensioni del portafoglio non sono esagerate) sarà anche bene che il tutto si costruisca attorno ad un progetto condiviso, magari cogliendo i tanti spunti interessanti contenuti nell’ignorato e nemmeno letto (da tanti) progetto del Venezia United creato in occasione del precedente fallimento del 2005. Un progetto costruito allora da tante mani eterogenee e che oggi diventa di ancora più straordinaria attualità e che andrebbe a coinvolgere imprenditoria, amministrazione, semplici appassionati ed il cui fondamento principale, prima ancora che l’aspetto economico, mette in vetta l’elemento garanzia.
Da come stanno andando le cose, il calcio professionistico fra qualche anno (manca poco, dato lo stillicidio continuo di fallimenti) sarà giocato tutta la settimana da Milan, Juve, Inter e qualche rara altra che si batteranno una settimana sì e una no sempre tra di loro. Fino ad uccidere tutti dalla nausea. Alle altre non rimarrà che cambiare registro. Meglio preparsi per tempo, con organizzazione, processi innovativi, idee, partecipazione di chi ci mette il cuore e non le carte false.
E lasciare agli altri tutti i Ronaldi, Ronaldinhi, Ronalducoli e piedi circensi che non fanno più stupire nemmeno i bambini di 3 anni.
Venezia ha l’occasione per cogliere una grande opportunità. La colga.

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