21 febbraio 2009

Englaro e la politica

Papà Beppino non si ferma. Testamento biologico e libertà individuali: il suo futuro. Perché non è finita. Non ancora. «Ho lottato per mia figlia, ma ora che è morta non me ne starò a guardare». Solo da cittadino. Nulla di più. Englaro scende in campo. Parteciperà a trasmissioni televisive (stasera da Fabio Fazio), interverrà a convegni (oggi in diretta telefonica con la manifestazione a Roma organizzata da Micromega), esprimerà la sua opinione. Presto attraverso una fondazione con il nome di Eluana. In ogni caso, sotto una pioggia di critiche. Che, in parte, sono già arrivate. «Lo so. Mi accusano ingiustamente di usare la mia storia per fare politica. Ma non mi interessa. Con tutto quello che ho passato, non mi faccio spaventare, non sono certo gli altri a dirmi cosa fare e cosa no». La sua esperienza al servizio della collettività. La storia di Eluana, «un approfondimento unico che la sorte gli ha riservato». L'incidente stradale nel 1992, l'iter giudiziario iniziato nel 1996, l'epilogo oltre dieci anni dopo. Ma alla base due principi fissi: libertà individuale e autodeterminazione. Englaro li proclama sin dalla mattina dopo lo schianto che ha ridotto la figlia in fin di vita. Idee che non cambiano, nonostante i confronti serrati, gli scontri politici e ideologici, le minacce di morte. «Nessuno può decidere per la vita degli altri. Eluana aveva già deciso per sé»: il suo ritornello. Oggi Beppino si guarda indietro, oltre gli ultimi diciassette anni. Oltre l'uomo deciso e irriducibile che finora ha mostrato al mondo. E vede se stesso bambino, sulle ginocchia del padre Giobatta mentre per la prima volta sente parlare di socialismo. A Paluzza, in Carnia. Dove di fatto affondano le sue radici. Culturali e anche politiche.

DA SEMPRE SOCIALISTA - «Sono sempre stato socialista — racconta —, in famiglia ho respirato quest'aria». Deve fare mente locale, recuperare pezzi di memoria, tornare indietro nel tempo, scavalcando i meandri della sua lunghissima battaglia giudiziaria. Ma poi tutto torna a galla. E ritrova quel filo sottile che lo lega al passato e lo condurrà nel futuro. «Con mio padre parlavo di Loris Fortuna, il socialista padre della legge sul divorzio e autore della prima proposta sulla depenalizzazione dell'aborto. Per noi friulani resta un leader. Poi ho sempre avuto in mente il partito socialista, del quale Bettino Craxi prese le redini nel 1976. Ricordo l'entusiasmo di quegli anni, vedevo in lui il segretario capace di rilanciare il Psi, dandogli vigore, forza e peso politico. Era una ventata nuova, si capiva che sarebbe diventato trainante a livello nazionale. Il culmine fu quando divenne presidente del Consiglio». Orgoglio socialista. Beppino non lo nasconde. Ammira Bettino Craxi, nonostante le sue vicissitudini. «Non parlo di quello che gli è successo dopo. Ma politicamente ne ero affascinato. Ricordo quando, durante la crisi di Sigonella, Craxi non cedette alle richieste del governo americano. Fu il momento più bello». I due si incontrano a Roma, in un ristorante. «Fu spontaneo per entrambi alzarci e stringerci la mano. C'era anche mia moglie». A differenza di suo fratello Armando, segretario del Psi carnico, Beppino non fa politica, ma da lontano segue gli eventi. Fa amicizia con Roberta Breda, deputato eletto nel collegio di Udine: «Era una socialista e una donna eccezionale. Fu triste quando morì di cancro. Era così giovane. Andai al suo funerale». Poi il rapporto stretto con la sorella di Giuliano Amato: «Frequentava la spiaggia di Pesaro dove andavo con Eluana. Lei conosceva mia figlia. Parlavamo di Amato, che ho sempre stimato: lo chiamavo "testa d'uovo". In lui percepivo l'intellighentia del Psi». Passano gli anni, il partito si sfalda. Ma Englaro continua a votare i socialisti ovunque essi siano. «L'ho fatto anche quando si sono associati alla "Rosa nel pugno"». E non perde la speranza: «Spero in una rinascita del partito socialista, come un partito liberale all'avanguardia, riformista, da contrapporre ai conservatori. Mi dicono tutti che è un'illusione. Ma questo è il mio sogno. Come si fa a buttare all'aria oltre cento anni di storia?». I sogni nel cassetto, da un lato. Dall'altro, la vita: «Ho sempre creduto nella libertà nel sociale. E questo si è verificato nella vicenda di Eluana. Non a caso, l'aiuto è arrivato proprio da socialisti». Non è più un segreto: sono l'ex deputato Gabriele Renzulli (ora Pd) e il senatore pdl Ferruccio Saro ad aprirgli la strada del Friuli. Con loro Renzo Tondo, attuale governatore pdl. Settimane di fuoco.

NAPOLITANO E FINI - Tra dispute politiche, insulti, ma anche posizioni di tutto rispetto: «Ringrazierò per sempre il presidente Napolitano che non ha firmato il decreto. Non dimenticherò l'intervento di Gianfranco Fini: una sorpresa inaspettata. È stato un momento storico senza precedenti. È stato come dire: "Insomma, siamo o no in uno Stato di diritto?"». Quel filo sottile che non si spezza continua oggi nell'impegno civile. «Ho una mia idea sul testamento biologico. La futura legge dovrebbe prevedere la possibilità di nominare un curatore speciale». Una figura non nuova che richiama il nome di Franca Alessio, che lo fu per Eluana. Ma Englaro pensa ancora a lei. «Se dovessi perdere la coscienza, Franca Alessio si occuperà di decidere per me nel dialogo con il medico, con la possibilità di sospendere qualsiasi trattamento. Solo così non mi succederà quello che è accaduto a mia figlia». Nessuna scadenza nel mandato: «Non ce ne sarà bisogno, il curatore dovrebbe agire sotto il controllo del tribunale». Gli appuntamenti sono tanti. È ora di chiudere. Nessun ripensamento su un'eventuale candidatura: «Non lo farei mai, neppure se tornasse il grande partito socialista».

Grazia Maria Mottola
corriere.it

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