E già Berlusconi la chiama con sgomento «quella là», la teme ben più di Veltroni e di Di Pietro, ordina sondaggi sugli spot di «quella là», dice che bisogna fermare «quella là», e progetta di reagire come nella canzone napoletana: "me ne piglio un' ata cchiù bella...". E subito bisogna ammettere che "la signora Quellalà" fa così male a Berlusconi perché sembra pensata dal miglior Berlusconi. Con una prima grande differenza, però. Magari sarà un' impressione, ma Ilaria D' Amico passa per una che non ha prezzo.
...Di sicuro Quellalà ha alle spalle, come moltissimi altri, una lunga gavetta di giornalismo televisivo prima di arrivare agli attuali record di ascolti, ma senza riconoscibili padronati politici e senza essere la pupa di nessun capo. E difatti anche nella trasmissione "impegnata" Exit, inventata per lei da Giorgio Gori (berlusconismo di sinistra?), questa stangona senza trucco dà comunque l' impressione di non avere appartenenza, e difatti non colloquia ma incombe, non ha la falsa modestia del giornalista che sta in mezzo. Preferisce stare sopra, dolcemente e magari anche sensualmente.
...La D' Amico difende la tv che le dà lavoro e dunque difende se stessa ma senza urlare, senza "michelesantoriare", senza cantare in diretta "Bella ciao", ma invitando i telespettatori a farsi onda teledemocratica (berlusconismo di sinistra?) e a inviare email di dissenso. Insomma, non ha pesantezza storica, non è una guerriera, non è stagionata nelle lotte studentesche o negli scontri sindacali, e le sue battute sono forse banali ma spesso sorprendenti. Del resto, chiamarla Quellalà è già sonoramente geniale.
...E' insomma una realtà alla quale non sa dare nome. Se infatti il fuoriclasse Santoro lo conferma perché è fazioso, esagerato e iperpolitico, la D' Amico lo spiazza perché, come si dice nel giornalismo calcistico, non gli dà punti di riferimento, non si lascia marcare: Quellalà, che conquista la sinistra in nome della televisione della destra mondiale, si pone fuori dai suoi schemi.
...Bellezza abbondante ma senza l' ossessione estetica di rifarsi, Ilaria D' amico sta dunque conquistando una sinistra italiana che mai era stata così povera di simboli, così appiedata smarrita. Si può sorriderne e si può moraleggiare quanto si vuole. Ma più che della Parietti e della Ferilli, Quellalà sembra - e speriamo che sia - l' evoluzione moderna delle signore del giornalismo radicale italiano, la Cederna e la Rossanda innanzitutto, e magari anche di quelle altre donne che in passato volevano essere tutte testa, le cacasenno d' antan, quelle che non tolleravano che la bellezza fosse un' espansione dell' intelligenza, che diventasse la lingua della carne. Professione e fascino, dunque. Coscia e lingua lunghe.
Quellalà, Tralalà, Liolà...: sono suoni divertenti e scanzonati per una sinistra che la finisce con i francofortesi e il pensiero negativo, con le catastrofi e con l' ideologia, e diventa gioiosa, fatta di vocali aperte e consonanti liquide, belle donne, scrosci d' acqua e d' allegria: una, cento, mille Quellelà.
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