di Luca Cefisi
La crisi internazionale ha
riproposto ancora di più la necessità di una politica europea, e quindi
di partiti europei. Intendiamoci, la dimensione europea non sostituirà,
nel breve e medio termine, la dimensione nazionale.
Del resto, anche dal punto di vista istituzionale l’Unione Europea, accantonato il progetto costituzionale, rimane un’unione tra Stati sovrani. Le urgenze imposte dai problemi da risolvere probabilmente porteranno ad un’evoluzione federale, con sempre maggiori poteri che verranno attribuiti al livello sovranazionale, un poco com’è avvenuto nella storia degli Stati Uniti d’America. Quindi, a livello di partiti, il lavoro in Italia lo devono fare i socialisti italiani: c’è qualcuno, specialmente tra coloro che partecipano ai gruppi di discussione sul web, che immagina che il Pse possa sostituire i partiti nazionali, ma è una speranza tra il nevrotico e il e patetico; l’illusione di un’imprecisata salvezza dall’estero per le non brillanti sorti del socialismo italiano. Però l’Italia è parte dell’Europa, l’Europa si fa in Italia, e tocca gli italiani, e fare il Partito del Socialismo Europeo qui in Italia tocca a noi, non agli irlandesi o ai belgi.
Il Pse, o il Ppe, o gli altri partiti europei, non sostituiranno quindi i partiti nazionali nel loro ambito, ma hanno invece un ruolo crescente da giocare nelle istituzioni europee. Ecco quindi, da parte socialista, due iniziative: una nuova dichiarazione di princìpi, ispirata al concetto di “società di progresso”, un modello di società diverso dalla “società di mercato” ricercata da liberali e popolari europei; e una Convenzione, due giorni di incontri, attività culturali, dibattiti che riunirà politici, intellettuali e artisti, aperta alla partecipazione degli iscritti ai partiti nazionali. A Bruxelles, dal 24 al 26 novembre prossimi.
Del resto, anche dal punto di vista istituzionale l’Unione Europea, accantonato il progetto costituzionale, rimane un’unione tra Stati sovrani. Le urgenze imposte dai problemi da risolvere probabilmente porteranno ad un’evoluzione federale, con sempre maggiori poteri che verranno attribuiti al livello sovranazionale, un poco com’è avvenuto nella storia degli Stati Uniti d’America. Quindi, a livello di partiti, il lavoro in Italia lo devono fare i socialisti italiani: c’è qualcuno, specialmente tra coloro che partecipano ai gruppi di discussione sul web, che immagina che il Pse possa sostituire i partiti nazionali, ma è una speranza tra il nevrotico e il e patetico; l’illusione di un’imprecisata salvezza dall’estero per le non brillanti sorti del socialismo italiano. Però l’Italia è parte dell’Europa, l’Europa si fa in Italia, e tocca gli italiani, e fare il Partito del Socialismo Europeo qui in Italia tocca a noi, non agli irlandesi o ai belgi.
Il Pse, o il Ppe, o gli altri partiti europei, non sostituiranno quindi i partiti nazionali nel loro ambito, ma hanno invece un ruolo crescente da giocare nelle istituzioni europee. Ecco quindi, da parte socialista, due iniziative: una nuova dichiarazione di princìpi, ispirata al concetto di “società di progresso”, un modello di società diverso dalla “società di mercato” ricercata da liberali e popolari europei; e una Convenzione, due giorni di incontri, attività culturali, dibattiti che riunirà politici, intellettuali e artisti, aperta alla partecipazione degli iscritti ai partiti nazionali. A Bruxelles, dal 24 al 26 novembre prossimi.
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