Mi è stata posta da qualche amico e da qualche compagno la domanda se il florilegio di simboli leghisti ovunque nella scuola di Adro costituisse un illecito.
Personalmente penso che sia, prima di tutto, un'indecenza e, sempre personalmente, suggerirei di lasciare solo quello sullo zerbino d'ingresso, a condizione però che tutti i cani del paese fossero portati a passeggiare (e, magari, a liberarsi dei loro bisognini) sul marciapiede antistante.
Quanto al diritto, devo dire che non ho trovato una norma che vieti chiaramente, direttamente e inequivocabilmente l'esposizione del simbolo di partito nell'edificio pubblico, come, in fondo, è logico, in uno stato serio: un norvegese, uno svedese o un danese si chiederebbero: “ma perchè, avete davvero bisogno di vietare una cosa del genere?”.
Poiché, purtroppo, non siamo un paese nordico, si è già verificato il caso in cui un'amministrazione periferica di polizia abbia dovuto chiedere, in proposito, il parere del Ministero dell'Interno, il quale, col parere del 13/03/2006, ha chiarito che:
"Se quindi il simbolo rappresentativo del gruppo politico o una parte significativa dello stesso è usata da un'amministrazione comunale è chiaro che si palesa l'appartenenza dell'esponente alla parte politica rappresentata dal simbolo stesso a scapito della minoranza, ponendosi in contrasto con il principio generale per il quale il comportamento degli amministratori deve essere improntato all'imparzialità e alla corretta amministrazione. In particolare il sindaco, quale capo dell'amministrazione comunale, rappresenta tutti i cittadini e non solo gli elettori appartenenti alla sua stessa compagine politica, ma anche quelli che hanno espresso una diversa preferenza. Ciò, nell'ambito dei segni distintivi, si traduce nell'esposizione unicamente dello stemma e del gonfalone, come ente esponenziale di una comunità e non di altri simboli fuorvianti l'dentità collettiva.”
Lo stesso parere evidenzia anche come sia illecita la mancata esposizione della bandiera nazionale, congiunta con quella europea, sugli edifici pubblici e nelle manifestazioni ufficiali, occasioni in cui, secondo la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato, devono essere esposte le bandiere nazionale ed europea, con precedenza sui, pur consentiti, confaloni e bandiere degli enti locali, ma "non possono essere esposti simboli privati, quali insegne di partito, simboli di associazioni e organismi vari".
Mi piacerebbe poi approfondire (e appena ho tempo lo farò) il tema della responsabilità erariale degli amministratori comunali che hanno consentito un tale obrobrio: è, infatti, pacifico che, quando la loro amministrazione sarà costretta a rimuovere tutti quei simboli impropri, le spese che verranno incontrate si tradurranno in un indebito impoverimento delle casse comunali, con correlativo dovere di accertamento e addebito da parte dell'Autorità di controllo contabile.
Per adesso, bisogna prestare attenzione alle iniziative del Prefetto, che è il rappresentante della Repubblica nella nostra Provincia: spetta senz'altro a Lui prendere l'iniziativa.
Brescia, 14 settembre 2010
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