...Come informano le statistiche, gli spagnoli sono il popolo più ottimista d'Europa, e noi il più pessimista. Gli spagnoli ci sono diventati simpatici qualche decennio fa, quando abbiamo scoperto che erano più poveri e più disorganizzati. Nel frattempo il sistema di Madrid, uscito da una dittatura autarchica, si è rivelato capace di batterci. In due generazioni, gli spagnoli hanno creato imprese in grado di comprare o contendere quote delle società italiane che gestiscono i telefoni e le autostrade, nel Paese con la massima concentrazione di telefonini e di auto al mondo. Così Telefonica è entrata in Telecom, e Abertis è stata fermata dalla politica sulla soglia della fusione con Autostrade. La Spagna è di gran moda, considerata un punto di riferimento per la gioia di vivere, la concordia tra le parti sociali, la flessibilità del lavoro, il progresso dei diritti civili. La società spagnola pare un modello di dinamismo sia ai progressisti («Viva Zapatero! ») sia ai restauratori, ai sostenitori del matrimonio omosessuale come ai difensori della famiglia tradizionale, agli amanti della movida e dei film di Almodovar come ai neocatecumenali seguaci del santo chitarrista Kiko Arguello e ai ciellini che dopo la morte di Giussani si sono affidati allo spagnolo Carron. E' la derrota di cui parla Panucci, che a Madrid ha trovato casa e moglie (già lasciata però). Eppure da qualche mese la crisi finanziaria e immobiliare morde i primati della Spagna. La partita, quella vera, non è certo finita stasera; forse è appena cominciata.
di Aldo Cazzullo
Corriere della Sera
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